Giochi linguistici e mondo della vita

Indice degli argomenti trattati

 

I punti sotto elencati costituiscono un indice degli argomenti su cui ci si è soffermati durante il corso e una mappa delle possibili domande di esame. Si è ritenuto opportuno indicare (seppure sommariamente) i passi della Crisi e di Della Certezza cui gli argomenti trattati nel corso fanno esplicito riferimento. È ovvio tuttavia che né l'elenco dei temi affrontati, né a maggior ragione l'elenco delle pagine cui si riferiscono le considerazioni proposte può essere considerato del tutto esauriente.

 

A. Testo di riferimento: Crisi, sez. I

 

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 1. Il significato di un termine: la crisi delle scienze secondo Husserl. Due nozioni di scientificità. Il razionalismo come forma della riflessione filosofica. La Crisi come rivendicazione di un concetto ampio di ragione. 2. La filosofia e la sua dimensione etica. Eticità e razionalismo filosofico. La filosofia e il relativismo etico. 3. La Crisi come riflessione sulla modernità e come tentativo di continuarne il cammino. Il razionalismo moderno e la sua incapacità di giungere alla meta che si era prefissata. Il compito della Crisi: restituire al razionalismo moderno il terreno che gli è proprio. La necessità di una riflessione storica: il filosofo deve farsi storico del pensiero per mostrare quale sia il passo falso che ha sviato lo sviluppo del razionalismo moderno. Il razionalismo moderno e l'esemplarità della scienza. Il passo falso deve concernere il rapporto tra scienza e razionalità.

 

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B. Testo di riferimento: Crisi, § 9.

 

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1. Razionalismo e obiettivismo. La dimensione platonica del problema: l'obiettivismo moderno e la metessi platonica. 2. Un di verso cammino: l'obiettività come risultato di una prassi. L'esemplarità della geometria e la sua "origine". Forma intuitiva e forma geometrica. La forma come risultato di una prassi è una forma che è definita rispetto ad un suo predicato. Lo spazio intuitivo e lo spazio come iterazione di un modulo: il ruolo della misurazione nella determinazione della spazialità geometrica. Costruzione e forma linguistica: la forma geometrica come forma linguisticamente detta. 3. L'obiettività e il problema dei plena. Perché non esiste un metro per lo "spazio cromatico". Misurazione diretta e indiretta. La misurabilità soltanto indiretta come criterio per distinguere qualità primarie e secondarie. Accenno alla vaghezza della posizione lockeana. L'attenzione di Husserl alle tecniche di misurazione. Un esempio: la stadera. La matematizzazione della natura e il concetto di formula. La formalizzazione e il necessario distacco dalla dimensione intuitiva. Necessità epistemologiche e problemi filosofici. La scienza moderna e l'obiettivismo

 

 

. C. Testo di riferimento: Crisi, §§ 10-20

 

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Paolo Spinicci

 1.  L'origine della scienza moderna come origine del pensiero moderno. Il dualismo metafisico e il problema della soggettività. Le ragioni che rendono enigmatico il ruolo della soggettività. Esemplarità della posizione cartesiana. Cartesio come filosofo obiettivista e come filosofo dell'evidenza soggettiva. Le Meditazioni filosofiche come testo esemplare del pensiero moderno. Ego e res cogitans. Riflessioni sulla natura della soggettività in Cartesio. Il soggetto come ciò che resta dopo la negazione del mondo. Critiche husserliane alla nozione cartesiana di soggettività. Il ruolo delle argomentazioni scettiche nelle Meditazioni cartesiane. Descrivere ed argomentare. Ragioni per le quali il significato oggettivo dell'esperienza deve essere attinto - per Cartesio - per via argomentativa. Lo scetticismo come coscienza critica e come necessaria manifestazione del pensiero moderno.

 

 

D. Testo di riferimento: Crisi, §§ 21-24

 

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 1. La storia della filosofia moderna di Husserl. Il problema cartesiano delle Meditazioni come domanda cui la filosofia moderna deve rispondere. Il disinteresse husserliano verso le filosofie del razionalismo come indice del loro abbandonare il terreno aperto dalle prime due Meditazioni cartesiane. Locke: un razionalista deluso. Il tema dei limiti della ragione come presupposto della svolta empiristica. L'empirismo come risposta debole allo scetticismo. Ripresa di questo tema in Berkeley. La filosofia dell'immaterialismo e il tema del senso comune. "We ought to speak with the learned and speak with the vulgar". La tesi esse est percipi come risposta allo scetticismo e come progetto di una filosofia trascendentale. Perché Berkeley risponde solo in parte alla domanda cartesiana. L'immaterialismo come teoria finzionalistica dell'oggettività. Il finzionalismo humeano e la problematica delle sintesi dell'esperienza. Percezione ed immaginazione in Hume. Il riproporsi dello scetticismo in Hume. Lo scetticismo come forma di coscienza che sancisce il dissidio tra ragione e vita. Le pagine conclusive del primo libro del Trattato e la reazione husserliana

 

 

E. Testo di riferimento: Crisi, §§ 25-32

 

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1. Kant: un filosofo razionalista. Perché Kant non risponde al problema di Hume. Il problema di Kant non è di natura descrittiva. 2. Il rifiuto del finzionalismo humeano e il problema della necessità della sintesi. Esperienza e condizioni di possibilità dell'esperienza. Il metodo di Kant è un metodo regressivo. 3. Sensazione e intelletto. La critica di Schopenhauer a Kant. Ritorno alla posizione husserliana. L'apriori formale kantiano e l'apriori materiale husserliano. Deduzione e descrizione. Le ragioni dell'atteggiamento deduttivo kantiano. La spia delle difficoltà teoriche della posizione kantiana: la sua incapacità di parlare di oggetti senza disporsi sul terreno di un'esperienza conoscitivamente atteggiata.

 

 

F. Testo di riferimento: Crisi, §§ 33-40

 

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1. Il concetto di mondo della vita. Mondo della vita e senso comune. Il mondo della vita e il suo rapporto con le scienze. 2. Duplice significato del concetto di Lebenswelt. La Lebenswelt nella sua piena concrezione e la Lebenswelt nella sua struttura invariante. Centralità di quest'ultima accezione. 3. La struttura invariante del mondo della vita e il disegno di una grammatica dell'esperienza. Elogio del preconcetto. La funzione trascendentale della Lebenswelt. Apriori obiettivo e apriori del mondo della vita. Il mondo della vita come un insieme di certezze che determinano la struttura grammaticale dei nostri giochi linguistici elementari.

 

 

G. Testo di riferimento: Crisi, §§ 41-55

 

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1.Riflessioni sul concetto di trascendentalità in Husserl. La funzione trascendentale della Lebenswelt rimanda, per Husserl, ad analisi ulteriori. Il problema della costituzione della Lebenswelt. Il mondo della vita si costituisce nel rimando alla soggettività. L'epoché trascendentale e il disegno di una filosofia definitivamente fondata. Due diverse accezioni di certezza. Alla certezza della Lebenswelt si deve contrapporre l'apoditticità della sfera aperta dall'epoché fenomenologica. Fenomenologia trascendentale e problema della costituzione. Il mondo della vita come filo conduttore delle analisi trascendentali. La nozione di trascendentalità ed il problema del soggetto. Dimensione trascendentale e dimensione esistenziale.

 

 

H. Considerazioni critiche

 

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1. Considerazioni sul ruolo della filosofia nella Crisi. Le enfasi sul ruolo della filosofia e la nozione di epoché. 2. Cenni sulla parte conclusiva della Crisi e sulla piega idealistica che attraversa la filosofia della psicologia di cui si fa espressione. Atteggiamenti intenzionali e considerazioni ontologiche. 3. Critiche al disegno husserliano di una scienza della soggettività. Fenomenologia e giochi linguistici. Accenno problematico alla posizione wittgensteiniana. La nozione di gioco linguistico e le considerazioni introduttive delle Ricerche filosofiche. Necessità di ritornare sul tema della funzione trascendentale della Lebenswelt in una prospettiva che si liberi dalla pretesa implicita nella seconda epoché. Passaggio alla lettura delle osservazioni sulla Certezza di Wittgenstein.

 

 

I. Testo di riferimento: Moore, L'apologia del senso comune

 

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1. Una necessaria premessa: il saggio di Moore sul senso comune. Moore e il problema dello scetticismo. Perché non si deve ritenere sempre pertinente la domanda sul criterio che garantisce la verità di una proposizione. 2. Le verità certe per Moore. Non tutte le verità sono certezze. Non tutte le certezze appartengono al senso comune. Tentativo di delimitare le verità del senso comune. Indicazione di due criteri che Moore tuttavia non esplicita. Il carattere non analizzato delle certezze e la loro funzione di presupposti. 3. La via per difendere il senso comune: si deve mostrare la contraddizione che si pone tra ciò che il filosofo sostiene e la formulazione proposizionale dei presupposti del suo sostenerlo. Riflessioni sulla natura di questa contraddizione.

 

 

L. Testo di riferimento: Della certezza, §§ 12, 16, 21-23, 178-181, 260, 271, 121, 67, 70, 74, 29, 114-5, 125-7, 625, 117, 125, 250, 255, 243, 136-7

 

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1. Il gioco linguistico con la parola "sapere". L'espressione "credevo di sapere". Perché si può credere di sapere e non si può invece credere di soffrire. Il primo errore di Moore consiste nel dimenticare la differenza tra proposizioni del tipo "io so che..." e proposizioni come "io sento dolore". 2. "io so" si dice quando si è pronti a dare ragioni cogenti. Credevi di sapere. Chi dice "io so" si impegna pubblicamente e le sue ragioni debbono essere condivisibili. Il secondo errore di Moore: Si sa solo ciò di cui si può rendere conto 3. Sapere, dubitare, sbagliare. Perché non si può dubitare di tutto. Il dubbio, l'errore e la grammatica dei giochi linguistici. Ciò di cui non si può dubitare non si può sapere. Il concetto di certezza. In che senso le proposizioni di Moore sono certe: esercitano tutte la stessa funzione all'interno del sistema delle nostre credenze.

 

 

M. Testi di riferimento: Ricerche filosofiche, §§ 50, 55, 242, 143 e Della certezza, §§ 192, 189, 205, 217, 39, 401, 56, 403-404, 87-8, 310, 457, 449.

 

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1. Il metro campione di Parigi e la prassi della misurazione. In che senso non si può dire del metro campione che è lungo un metro. La prassi del misurare si fonda sulla costanza dei risultati della misurazione. Il metro campione deve essere un buon metro. 2. Che cosa muta dalle riflessioni sul metro campione a Della certezza. Le certezze come metro delle nostre credenze. Il sapere, il dubbio e le certezze. Razionalità e ragionevolezza. La sicurezza risiede nell'essenza del gioco linguistico.

 

 

N. Testo di riferimento: Della certezza, §§ 321, 94-96, 210, 124, 141-144, 146-7, 298, 170, 167, 152, 103.

 

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1. Il sistema di coordinate del nostro linguaggio è ancorato ad un sistema di proposizioni contingenti ma certe. Il sistema delle certezze e la possibilità dei giochi linguistici. 2. Le certezze come proposizioni empiriche sottratte al gioco della verifica. La natura di sistema delle nostre credenze. Certezze e postulati. 3. Del mondo ci facciamo un'immagine. Immagini e ipotesi. L'immagine come fondamento ovvio della ricerca. L'immagine come sfondo tramandato. Il sistema delle certezze come uno sfondo non ulteriormente esplicitato.

 

 

O. Testo di riferimento: Della Certezza, §§

 

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1. Certezza e stili argomentativi. Le certezze sono "l'elemento vitale dell'argomentazione". Le certezze circoscrivono una forma di vita e decidono ciò che è razionale entro una forma di vita. Certezze e relatività delle credenze. La possibilità della persuasione. Il tema dell'autonomia della grammatica si lega al riconoscimento della possibilità di dover adeguare la grammatica ai fatti. I giochi linguistici possono essere più o meno percorribili. 2. Il problema della stratificazione dei giochi linguistici e il loro ancoramento alle certezze del vivere. Le certezze originarie non possono essere messe in dubbio perché su di esse poggia la possibilità di ogni ulteriore gioco linguistico. Non tutte le certezze hanno forma proposizionale. In principio era l'azione. Le nostre credenze si fondano sulle certezze che si radicano nel terreno della prassi. Che cosa significa parlare di "fondamento" in Wittgenstein.

 

 

P. Testo di riferimento: Della Certezza, §§

 

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1. La certezza del vivere. Una connotazione esistenziale. La certezza come forma della vita e, insieme, come sua accettazione. Siamo certi significa anche: siamo fatti così. 2. Giochi linguistici e natura umana. La dimensione naturale della credenza. Certezza e istintualità. Perché Wittgenstein parla delle certezze animali. Cause e ragioni della certezza. Comunanza fattuale e ricerca dell'accordo. Perché si deve seguire una regola? Ancora sulla nozione di ragioneviolezza.

 

 

Q. Considerazioni conclusive

 

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Considerazioni generali sul nesso tra le due parti del corso. Perché non sarebbe lecito cercare di avvicinare l'una all'altra le fenomenologia di Husserl con la prospettiva wittgensteiniana. Illegittimità di un confronto tra filosofie. Sensatezza di una riflessione che metta in luce alcuni temi comuni. In questa prospettiva il tema della certezza occupa una posizione privilegiata. Possibilità di riaccostarsi al tema husserliano della Lebenswelt a partire dalla riflessione wittgensteiniana sul tema della certezza. 2. Centralità del metodo degli esempi. La fenomenologia come un metodo degli esempi. Riflessioni sul nesso che lega il gioco linguistico alla determinatezza fenomenologica dell'esempio. Discussione dei §§ 523, 535, 537, 539 delle Ricerche filosofiche. Un tentativo di esemplificazione: i giochi linguistici che ruotano intorno al concetto di materia.

 

 

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