"Vi è un episodio molto bello che riguarda la presentazione al pubblico del mio lavoro "Teoria del sogno e dramma musicale" e che mi piace ricordare soprattutto per celebrare Renzo Casali, amico carissimo, scomparso nel 2010, che di quell'episodio fu l'ideatore e il realizzatore. Di Renzo Casali io fui grande ammiratore dal momento in cui mi resi conto del progetto che egli aveva saputo realizzare in una città difficile come Milano, per molti versi tanto ricca quanto ottusa, una città vecchia, presuntuosa e bigotta, qualità assai deprimenti che fortunatamente venivano e vengono  tuttora contrappesati da un ceto popolare vivacissimo, da personalità singole assai significative in settori diversi  e da una gioventù piena di fermenti. In quella realtà la Comuna Baires mi sembrò una sorta di Oasi della Cultura nel senso più pieno del termine - nella quale teatro, educazione, formazione politica e umana facevano tutt'uno. Ci furono tra noi vari momenti di collaborazione e di interrelazione. Vorrei ricordare almeno che la Comuna Baires ospitò per un anno intero il Seminario di Filosofia della musica che, incredibile ma vero, non riusciva a trovare spazio per le proprie riunioni, né all'interno dell'Università né in una qualche sede comunale. Più particolarmente vi è appunto l'episodio a cui alludevo or ora. Ci chiedemmo, Renzo ed io, se non fosse possibile in qualche modo innovare le presentazioni di un libro - di filosofia, per giunta - attraverso una qualche forma di teatralizzazione. L'idea lo entusiasmò. Io mi limitai a passargli testi e citazioni - tutto il resto fu opera sua e dei suoi straordinari giovani attori.

 



 

RENZO CASALI

 


"Chi entrava il 19 marzo 1997 tra le sette e le sette e mezza di sera nella Comuna Baires, si trovava di fronte  ad una stanza che aveva l'aspetto di un elegante locale ottocentesco - con i tavoli ricoperti di una tela di raso rosso porpora. A capo dei tavoli delle candele accese - e presso le candele personaggi primo ottocento. In un'angolo una agiovane artista intenta a realizzare un piccolo ritratto in creta di Schpenhauer giovane. Sul fondo, dietro il tavolo del bar un enorme schermo su cui scorrevano lentamente singolari diapositive - da Raffaello a Goya, da Friedrich a Boecklin. Il barista in veste di corpulento bavarese con enormi baffi - e i camerieri non saprei nemmeno descriverli. Un incredibile incanto. Alle pareti grandi cornici con dentro citazioni di Schopenhauer.

All'entrata i visitatori venivano avvvicinati dai camerieri e fatti accomodare ai tavoli, dove erano imbanditi stuzzichini e piccoli aperitivi. I personaggi-attori animavano poi la conversazione raccontando brevi storie riguardanti la vita di Schopenhauer. Purtroppo la gente che è venuta è stata tanta - così questo incantesimo non è potuto durare troppo a lungo. Il successo nel complesso è stato strepitoso. Più di centosessanta persone all'interno - e un centinaio non ha potuto entrare per il "tutto esaurito" che è obbligo in questi casi rispettare per ragioni di sicurezza.

Questo prologo terminava con il giovane Schopenhauer che compariva in cima ad una scala che conduceva nel teatro vero e proprio - e che invitava da un lato a meditare sul sogno e sulla vita - il sogno e la vita sono pagine di uno stesso libro - e dall'altro ad accedere all'interno del teatro.

Qui la scena centrale: il giovane Schopenhauer sul fondo, in posizione rialzata - su una grande pedana, seduto ad un tavolo circolare coperto di libri. Al centro Elio Franzini, a destra io stesso, alla sinistra Fausto Petrella. Colori dominanti il rosso e il nero (allusione all'interpretazione vampiristica dell'Olandese volante).

Il canovaccio prevedeva questa struttura: Schopenhauer aveva il compito di intervenire  con citazioni proprie - io avrei dovuto leggere citazioni dal mio libro ed assecondare l'andamento della discussione. A Elio Franzini il compito di aprire il dibattito. Era prevista poi la voce fuori campo di Wagner (Renzo Casali ha preso per se' questa parte) e in due luoghi precisi la voce fuori campo di Goethe. Insomma un dibattito cadenzato da interruzioni di voci diverse e citazioni. Tutto ciò in un gioco di colori e di luci che avevano una funzione scenica fondamentale. Gli spot di luce illuminavano di volta di volta colui che doveva prendere la parola e lo facevano sparire di scena secondo le decisioni del regista. Questi spot avevano infatti la funzione di avvertire l'oratore del momento del fatto che era tempo di parlare oppure di chiudere. Nessuna prova naturalmente è stata fatta! ma noi disponevano del canovaccio che tenevamo con apparente inaccuratezza sotto gli occhi. Per una sorta di straordinario miracolo tutto aveva un aspetto spettacolare, molto al di sopra di quanto io potessi immaginare.

Questo aspetto ha avuto il suo centro che ha lasciato tutti senza fiato quando, in un punto preciso, tutte le luci si sono spente ed è stata illuminata a poco a poco la flautista Chiara Piccinelli - che ha avviato una dolcissima melodia rossiniana al flauto...Su mio suggerimento, invece di portare la melodia alla sua logica conclusione,  in prossimità della fine aveva coerentemente inizio una sorta di viaggio verso una nuova mèta: una lunga modulazione molto ornata che conduceva in modo nettissimo al canto delle figlie di Reno al termine di preludio dell'Oro del Reno. Chiara Piccinelli ha realizzato tanto bene questo passaggio  da consentire un innesto perfetto con il  basso profondissimo dell'Oro del Reno proposto mediante una incisione discografica, cosicché da questa melodia monofonica, nella regione acuta, si è come sprigionata, attraverso il basso dei contrabbassi, l'intera orchestra wagneriana fino all'effettivo risuonare delle voci dei soprani al termine del preludio.

Un episodio musicale interno di una intensità veramente inattesa! Questo è avvenuto all'incirca a metà dei nostri interventi che sono poi proseguiti per un certo tratto. E come si è concluso tutto questo? Si è concluso con la brusca entrata del bavarese del bar - che ha fatto notare come fosse tempo di lasciare le chiacchiere filosofiche e di andare a bere una buona birra presso la birreria!

Applausi straordinari a tutti: la birreria poi era stata nel frattempo diventa una vera birreria, il prezioso raso rosso era stato sostituito con tovaglie a quadrettoni, e tutto è in realtà continuato con una certa teatralità , ma ormai più distesa, con i camerieri che avevano mantenuti i costumi; in parte la gente è defluita all'esterno, in parte si è trattenuta ai tavoli, in modo lietamente conviviale.

Tutto questo è stato opera di Renzo Casali e del suo gruppo teatrale - Renzo Casali ha dimostrato di sapere tener in pugno tutta la situazione. Sia lui che io temevamo molto il rischio di una simile "presentazione" di un libro - ed e' stata invece una esperienza realmente straordinaria. Il pubblico era entusiasta, io sono stato avvicinato da moltissime persone sconosciute che si sono congratulate per una simile serata: il fascino di questa fantasia ha preso tutti! Felicissimi e sorpresissimi anche Fausto Petrella ed Elio Franzini che hanno accettato la parte e che la hanno eseguita in modo impeccabile" [G.P, 20 marzo 1997].

 

 

 


 

La clavicembalista Giuliana Fumagalli, presente alla serata, volle raccontarla sul "Punto Stampa".

 

Il Punto Stampa - Maggio 1997
Serata Schopenhauer alla Comuna Baires di Giuliana Fumagalli

 

 


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