Data di immissione in questo archivio: aprile 2010
Album per la teoria greca della musica (96.58 MB) (pp. 561)
Stefano Cardini
Questa recensione è stata proposta anche in traduzione inglese.
Commenti
Una lettera di Luis Alberto Molina Rojas
Una lettera di Alessandro Dell'Anna
Presentazione
Nel 1998 tenni un corso universitario che, in una sua sezione, riguardava la teoria greca della musica. In realtà ero interessato, all’interno di una tematica generale di filosofia della musica, a mettere l’accento sul fatto che, rispetto al linguaggio musicale della nostra tradizione, gli stessi materiali di base venivano prospettati secondo angolature profondamente diverse, e nello stesso tempo riccamente teorizzate entro un ampio quadro filosofico e immaginativo. Con ciò intendevo fornire ai miei giovani ascoltatori un’esemplificazione di un linguaggio della musica assai diverso da quello a loro prevalentemente noto, con le proprie regole e la propria grammatica, mostrando al tempo stesso il suo radicamento nella vita e nel contesto filosofico e culturale in cui esso agisce. Ma di sbieco cercavo di accennare a molte altre cose. Compito ambizioso, ma che io svolsi entro un ambito necessariamente e volutamente limitato.
Eppure debbo confessare che già allora mi lasciai un poco trascinare dalle mie antiche passioni per la grecità che mi avevano fatto oscillare per qualche tempo, per quanto riguarda il mio futuro di studente universitario, tra la filosofia antica e la filosofia teoretica. Mi piace ricordare qui che il primo corso universitario che seguii presso l’università di Milano fu il corso di Storia della Filosofia Antica tenuto da Mario Untersteiner - grande e indimenticabile Maestro.
Nel riprendere i materiali di appunti di quegli anni, queste antiche passioni si sono ravvivate in modo anche per me un po’ inatteso - cosicché mi sono proposto di estendere l’ambito di discorso, aggiungendovi molte cose che nel frattempo mi sembra di aver meglio compreso, mantenendo così le ambizioni che sono difficili da scacciare, ma anche attenuandole dando alle mie lezioni di allora la forma di un album illustrato. Lo scopo resta ancora quello di fornire un profilo che sia il più possibile dominabile anche da chi non ha interessi strettamente specializzati e che desideri nello stesso tempo varcare la soglia verso le straordinarie dimensioni culturali della problematica che stiamo per affrontare. Uno scopo, dunque, che corrisponde alla mia vocazione didattica. Ma mi sono anche reso conto, nel riprendere tra le mani le mie vecchie carte, che nei problemi che venivano via via discussi e nel modo di affrontarli affioravano di continuo temi di ordine teorico che mi hanno dato negli anni molto da pensare, orientamenti che, maturati nella trattazione di altri argomenti, tuttavia si facevano sentire in certi punti cruciali come guide anche per organizzare e ripensare i nodi essenziali della teoria greca della musica.
ll lettore che abbia per avventura qualche conoscenza di altri miei lavori non stenterà a riconoscere questa trama sotterranea - si avvedrà ben presto che l’indugio nella problematica pitagorica, che forse potrà sembrare singolare per un fenomenologo che certamente non può che parteggiare per la posizione di Aristosseno, ha certamente una sua importante motivazione in quella fusione tra conoscenza e immaginazione che spesso ha sconcertato gli interpreti. Ed ancora, per l’aspetto epistemologico, potrà forse avvertire la presenza di Wittgenstein del Tractatus così come quella di Husserl della Filosofia dell’aritmetica nell’interpretazione dei numeri figurati come “metodo di notazione” che, sia pure affiorante qui e là nella letteratura specializzata, tuttavia mi sembra sia diventata particolarmente pregnante nell’esposizione che mi è sembrato di poterne dare. Così è assai probabile che questa stessa linea di tendenza mi abbia spinto a mostrare nel pitagorismo la presenza dell’idea della ricorsività, di cui mi sono occupato in altri miei lavori, secondo una accentuazione, mi sembra, piuttosto inusuale. Nella teoria greca della musica si coglie un formidabile interscambio tra elementi che formano la sostanza della vita spirituale - l’impulso conoscitivo con la sua esigenza di metodi ordinati e ben codificati, la creatività del mito che segue percorsi tutti suoi eppure non di rado si incontra con quell’impulso, in una fecondazione reciproca, la pratica artistica diretta, la musicalità direttamente esercitata dal citaredo o dall’auleta e che attraversa la parola del rapsodo, la teoria che da un lato è a ridosso di questa pratica, in parte promuovendola ed in parte essendone promossa... e da tutto ciò poteva forse mancare l’immagine? In realtà debbo un poco ritornare sui miei passi, e correggere il mio dire di poc’anzi quando osservavo che questo lavoro ha preso forma di un album quasi che l’illustrazione attenuasse l’ambizione. Quest’osservazione ha una sua parte di verità - ma ve ne è un’altra che rende più significativa questa mia scelta.
In realtà nella mia personale esperienza didattica l’esemplificazione grafico-illustrativa ha svolto un ruolo, persino per spiegare e discutere argomenti piuttosto astratti. A differenza di molti che ritengono che la consuetudine alle immagini tolga spazio al pensiero ed alla lettura (molti uomini di grande dottrina la pensano così!), io credo che immagine e parola ci parlino entrambi con i linguaggi che sono loro propri con altrettanta efficacia, e che insieme possano mostrarci cose che ci resterebbero del tutto inarrivabili. Ma questo vale tanto più per il nostro argomento. Quando questo mio progetto ha cominciato a prendere forma, mi è accaduto all’improvviso di rendermi conto con enorme sorpresa che, con tutto il greco che ci è stato insegnato, con tutte le vicende omeriche che abbiamo lette riga per riga nelle enfatiche traduzioni ottocentesche di Monti e Pindemonte, non ci è mai stata mostrata una sola immagine di un vaso greco - dico una sola, e proprio mai. Quasi che nella vasaria non ci fosse nulla di interessante che riguardasse i poemi omerici, le narrazioni mitiche, la vita quotidiana dei greci, le loro feste, i loro amori, la musica, le danze, i loro riti, gli oggetti d’uso, il loro modo di vestire e tutto il resto. Quasi che la vasaria non fosse arte essa stessa, e grande arte, e spesso grandissima. Eppure il lettore potrà forse concordare con me che queste immagini, anche quando sono misteriose allusioni che traspaiono da frammenti accuratamente catalogati e messi da parte ammirevolmente da archeologi e cultori della grecità, balza con straordinaria evidenza di fronte a noi una vita apparentemente morta per sempre. Tuttavia in questo album non vi sono solo figure tratte dalla vasaria greca, ma molte appartengono alla grafica e alla pittura successiva. Non sono necessarie molte parole per spiegarne la ragione. Esse mostrano quanto abbiano inciso nell’immaginario della cultura europea le creazioni della classicità, con la quale intendo naturalmente anche la fondamentale mediazione operata dalla cultura latina. È qui - nella Grande Grecia, nella latinità che di essa si è fatta coscientemente erede - che abbiamo le nostre radici.
Per tutti questi motivi, questo lavoro ha finito con l’assumere per me un significato che non pensavo inizialmente potesse avere: quello di una sintesi, da una angolatura molto particolare, di un orientamento intellettuale e dei molti pensieri di cui esso è fatto; ed allora è stato inevitabile che nel suo procedere mi sia sentito idealmente attorniato anzitutto da coloro che hanno avuto la pazienza di seguire i miei discorsi nelle aule universitarie così come da coloro che vanno tuttora consultando i miei testi nel sito internet che li ospita; e non solo attorniato, ma in certo senso anche - voglio proprio dire - custodito e protetto, da tutti quegli “allievi” che di quei pensieri sono stati compagni e interlocutori straordinari e che le mie parole al vento hanno portato a nuovi e concreti sviluppi arricchendole ciascuno con la propria genialità, crescente esperienza ed intelligenza. Tra essi vorrei rammentare almeno Paola Basso e la ricchezza dei suoi interessi epistemologici, teoretici e storico-filosofici; Vincenzo Costa e la sua ripresa creativa e infaticabile delle tematiche fenomenologiche; Elio Franzini che tanto cammino ha fatto sui sentieri della filosofia dell’arte; Ernesto Mainoldi che ha preso le vie per me misteriose del Medioevo; Alfredo Civita che ha saputo penetrare originalmente negli oscuri campi della analisi psicologica; Paolo Spinicci che ha dedicato una parte assai ampia delle sue riflessioni all’universo dell’immaginazione grafica e pittorica, facendo parlare le immagini e riuscendo a mostrare quanta filosofia possa sgorgare da quell’universo. E molto dovrei dire di quei musicisti che hanno coniugato musica e filosofia come Mauro De Martini o fatto della musica la loro vocazione continuando con me un dialogo che non si è mai interrotto, come Sergio Lanza e Andrea Melis. Infine voglio ringraziare Carlo Serra, che è il responsabile effettivo della mia decisione di riprendere l’argomento e di tentare di rinnovarlo in questa forma. Tanto disse e tanto fece che non mi è stato possibile non rimettermi nuovamente al lavoro, provandone una nuova gioia, ed anche per questo gli sono grato al doppio.
Giovanni Piana
Pietrabianca, 27 marzo 2010
INDICE
Presentazione - p. 16
1. Gli strumenti della musica greca - p. 19
1.1 Gli strumenti a fiato - p. 23
1.1.1 L’aulos
1. Lo strumento - 2 Quale era il suono del’aulos? - 3 Il plagiaulos - 4 La musica greca era monofonica? - 5 La polemica antipolifonica rinascimentale e la teoria della monofonicità della musica greca
1.1.2 La siringa (syrinx)
1.1.3 La tromba (salpinx)
1.1.4 Il corno (keras)
1.2. Gli strumenti a corda - p. 51
1.2.1 La lira
1.2.2 Il barbitos
1.2.3 La cetra
1.2.4 La forminx
1.2.5 L’impiego del plettro
1.2.6 L’arpa
1.3 Strumenti percussivi - p. 93
1.3.1 I crotali
1.3.2 I cimbali
1.3.3 Il krupalon
1.3.4 I sistri
1.3.5 I timpani
1.4. L’organo idraulico - p. 109
2. Gli strumenti musicali e l’immaginazione mitica - p. 119
2.1. Premessa - p. 123
2.2 Dioniso - p. 124
2.2.1 Le menadi
2.2.2 I satiri
2.2.3 La vendemmia di Dioniso
2.3 Apollo - p. 143
2.3.1 Dionisiaco e apollineo in Nietzsche
2.3.2 Il canto dell’Olimpo
2.3.3 Apollo musagete
2.3.4 Nascita di Apollo
2.3.5 La cetra e l’arco
2.3.6 Apollo e il pitone
2.3.7 I lati oscuri di Apollo
2.4 L’invenzione della lira e dell’aulos - p. 161
2.4.1 Ermes
2.4.2 Atena
2.5 Marsia ovvero la barbarie di Apollo - p. 175
2.6 Il mondo del dio Pan - p. 187
2.6.1 I fauni e le ninfe
2.6.2. Il dio Pan
2.6.3 Storia di Siringa
2.6.4 Storia di re Mida
2.7 Orfeo - p. 203
2.7.1 La lira di Orfeo
2.7.2 La morte di Orfeo
Annotazione: la morte di Orfeo secondo Picasso
3. I filosofi che cantano - p. 219
3.1 Il volto di Pitagora
3.2 Vita di Pitagora
3.3 Acusmatici e matematici
3.4 Scienza e immaginazione
3.5 Chi è Pitagora?
3.6 Pitagora e Apollo
3.7 Viaggi di Pitagora
3.8 I prodigi di Pitagora
3.9 I filosofi che cantano
4. Gli inizi della teoria della musica - p. 253
4.1 Il principio del numero
4.2 Il fabbro armonioso
4.3 Jubal - Chi era costui?
4.4 Commenti al racconto del fabbro armonioso
4.5 L’invenzione del monocordo
4.6 Il monocordo come strumento di misura
5. La matematica pitagorica - p. 285
5.1 Numeri, rapporti e proporzioni - p. 288
5.1.1 Il logos
5.1.2 L’analogia
5.2 I numeri figurati - p. 296
5.2.1 La lavagna di Pitagora
nella Scuola di Atene di Raffaello
5.2.2 La Tetractys
5.2.3 Cenni sui numeri figurat
5.2.4 Sviluppi e commenti sui numeri figurati
5.2.5 I numeri quadrati
5.2.6 I numeri eteromechi
5.2.7 I numeri figurati e l’idea di matrice
5.3 Le opposizioni pitagoriche - p. 319
5.3.1 Le opposizioni pitagoriche e il loro senso
5.3.2 L’opposizione illimitato/limitato in Filolao
5.4 I numeri irrazionali - p. 326
5.5 L’armonia delle sfere - p. 330
6. Il reperimento dei rapporti fondamentali sul monocordo - p. 339
6.1 Il monocordo senza graduazione - p. 343
6.1.1 Il metodo delle sottrazioni successive
6.1.2 Osservazioni sul metodo delle sottrazioni successive
6.1.3 Il quaternario
6.2 La divisione in quattro del monocordo - p. 355
6.3 La divisione in dodici del monocordo - p. 361
6.3.1 La considerazione “lineare” dell’intervallo
6.3.2 I rapporti consonantici espressi con i numeri 6,8,9,12
7. Tematica delle medie - p. 369
7.1 Media aritmetica, media armonica e media geometrica - p.373
7.1.1 L'affermarsi del problema delle medie
7.1.2 Le formule delle medie
7.2 Le medie secondo le definizioni di Archita - p. 377
7.2.1 Media aritmetica
7.2.2 Media geometrica
7.2.3 Media armonica
7.3 La media geometrica - p. 387
7.3.1 Ottava, rapporti epimori, media geometrica.
7.3.2 Ripresa del problema dei numeri irrazionali
7.3.3 Duplicazione del quadrato e media geometrica
7.3.4 Media geometrica e il problema del tetragonismo
7.3.5 Conseguenze sulla teoria pitagorica della musica
8. Discussione sulla cosiddetta “scala pitagorica”- p. 397
8.1 Il problema della validità degli intervalli
e della formazione della scala - p. 401
8.1.1 La costruzione della scala attraverso le medie
8.1.2 Costruzione della "scala pitagorica"
attraverso il ciclo delle quinte
8.2 Precisazioni e commenti - p. 408
8.2.1 Tono e limma
8.2.2 L’apotome
8.2.3 Il comma
8.2.4 Il calcolo pitagorico del comma come rapporto
8.2.5 L’andamento discendente della scala
8.2.6 Costruzione della “scala pitagorica” e metodi di accordatura
8.3 Eccessi del matematismo pitagorico - p. 422
8.3.1 Il problema della consonanza di undicesima
8.3.2 La soluzione di Tolomeo e quella di Gaudenzio
8.3.3 I tentativi di costruire scale con rapporti epimori
9. Il tetracordo - p. 431
9.1 Il tetracordo come spazio sonoro fondamentale - p. 433
9.2 Il tetracordo diatonico di Filolao - p. 437
9.3 I nomi delle note - p. 439
10. I generi - p. 451
10.1 Prima dei generi - p. 455
10.2 I generi e le loro differenze - p. 459
10.3 L'indicatore del genere - p. 462
10.4 L’alterna vicenda dei generi - p. 464
10.5 Il pyknon - p. 467
10.6 La teoria dei generi e i tetracordi di Archita - p. 468
11. Aristosseno e la teoria dei generi - p. 479
11.1 Un nuovo concetto di intervallo - p. 483
11.1.1 L'illimitatezza del numero delle lichanoi
11.1.2 L'esperienza dell'intervallo
11.1.3 Differenze rispetto alla posizione pitagorica, il problema del geometrismo e della matematica degli irrazionali
11.2 Il significato delle misure aristosseniche - p. 492
11.2.1 La divisione in trentesimi dell'intervallo di quarta
11.2.2 Una ipotesi sulla scelta del trentesimo di quarta
11.2.3 La presunta equalizzazione operata da Aristosseno
11.3 La teoria dei generi secondo Aristosseno - p. 498
11.3.1 Il punto di vista funzionale
11.3.2 Confronto tra i generi di Archita e di Aristosseno
12. Il sistema completo - p. 505
12.1 Introduzione - p. 509
12.1.1 Sistemi, toni, armonie
12.1.2 Le specie (eidos, schema)
12.1.3 Metabolé
12.2 Il sistema completo - p. 517
12.2.1 L’ampiezza dello spazio sonoro nella musica greca
12.2.2 Il doppio tetracordo di base come fondamento del sistema completo
12.2.3 Il sistema completo piccolo e la sua integrazione nel grande
12.2.4 Le specie di ottava
12.2.5 Il problema della trasposizione e la "modulazione della melodia”
12.3 Identità e mutamento nel sistema completo - p. 533
12.3.1 Tesi e dynamis
12.3.2 La prospettiva dinamica e tetica nell'intero spazio sonoro
12.3.3 L’immutabilità del sistema completo