al Seminario di Filosofia della musica tenuto a Villa Feltrinelli nel 1997
Paolo Bozzi, Metakitsch per violino solo - eseguito da Giovanni Piana
Presentazione
Con Paolo Bozzi ho condiviso, tra le molte altre cose, l'essere dilettante di violino, in un senso, credo, sconosciuto non a tutti, ma a molti professionisti. Il violino è stato il mio compagno per tutti i miei giorni, fino ad oggi, una riserva inesauribile per distrarre la mente e fare, se posso dire una cosa simile, un po' di lavoro manuale.
Un giorno, in uno dei nostri incontri, e precisamente il 25 luglio del 1990 come risulta dalla dedica, egli mi donò una copia di questa sua composizione intitolata Meta-Kitsch - "Al filosofo Giovanni Piana affinché si diverta", si legge ancora nella dedica.
In realtà, passai varie ore studiando questo pezzo, che ha una scrittura moderna ed un rimando antico e che, a dire il vero, non è troppo alla portata di un dilettante di violino, avendo dei momenti nettamente virtuosistici. Dopo qualche tempo gli mandai la registrazione che viene qui proposta, realizzata alla bell'e meglio su una cassetta per mangianastri.
Questa composizione riflette assai bene alcuni aspetti della personalità di Paolo Bozzi, anzitutto il suo legame profondo con il violino - questo "dolce indomabile pezzo di legno", come egli lo chiama una volta - e di cui ci ha lasciato anche una straordinaria testimonianza autobiografica, da quel grande narratore che egli era, nel volume che volle scrivere sul maestro e didatta goriziano Rodolfo Lipizer (P. Bozzi, Rodolfo Lipizer, Edizioni Studio Tesi, 1997) di cui fu allievo; ma anche il suo amore per il violino delle serenate, delle sviolinature, il violino tzigano, il violino di Spohr e di Sarasate, di Vieuxtemps, di Wieniawskj e di Kreisler, che è poi il violino che si ritrova a tratti nei corsi di studi ottocenteschi ancora oggi in uso da Rode a Mazas - quel violino che riportava Bozzi alla Mitteleuropa che egli sentiva come sua seconda patria.
"Questo capriccio - egli scrive nella prefazione alla composizione - è una riflessione critica, ma anche un po' commossa, su un certo tipo di Kitsch musicale, quello più squisitamente violinistico. Chi provi a eseguire questo pezzo potrà avvertire già durante la prima lettura come sotto le dita si sgranino note familiari, luoghi comuni che vengono da sé, e che sono caratteristici della sviolinata romantica e post-romantica".
E prosegue illustrando la presenza di moduli ricorrenti anche nei metodi e negli esercizi della didattica "classica", genialmente ripresi nel brano, che diventa appunto un discorso sul Kitsch. Ma che si trattasse di Kitsch in un senso troppo deteriore, Paolo Bozzi non ne era affatto convinto. Ecco che cosa egli dice in chiusura della sua prefazione:
"Ma è difficile negare a questi melemi una struggente quanto indistruttibile estenuazione del sentimento, un accorato senso di delicate allusioni, talvolta un segno di pianto che anche alla millesima ripetizione non cessano, a modo loro, di commuovere, e che hanno intimamente a che fare con gli arcani del violino e con le radici del suo linguaggio. Per questo io credo che il pezzo vada suonato con ironia, ma non senza un soffio di partecipe nostalgia".
L'opera musicale di Paolo Bozzi è stata proposta e discussa in un concerto a lui dedicato in occasione del convegno internazionale: Relazioni e struttura. sviluppi della teoria della gestalt in psicologia e campi affini (Macerata, 25-27 maggio 2007) di cui si può trovare presentazioni ed esecuzioni presso il sito di Psicologia dell'università di Verona.Il brano Meta-Kitsch è stato egregiamente eseguito da Michela Dapretto. Al concerto ed alla presentazione ha preso parte Luisa Zecchinelli che, caso assai raro nell'ambito della cultura musicale conservatoriale e universitaria italiana, assomma esperienza di concertismo e didattica pianistica ad una profonda conoscenza delle tematiche relative alla psicologia della percezione musicale ed alla fenomenologia degli eventi musicali ed alla filosofia della musica in genere. Al brano Meta-kitsch Luisa Zecchinelli ha dedicato una bella analisi nello scritto L'arco musicale di Paolo Bozzi pubblicato in «A tutto arco». Periodico ufficiale dell'Esta, n.1-2009, pp. 16-23, che tende, in particolare, a mostrare la relazione tra l'attività compositiva di Bozzi e la sua ricerca di fenomenologia della percezione. Tanto più mi ha fatto piacere l'apprezzamento spontaneo che Luisa Zecchinelli ha fatto, in una lettera privata di questa mia esecuzione, che qui riferisco con la sua autorizzazione e con i miei più vivi ringraziamenti: «Vorrei congratularmi per l’esecuzione di Meta-Kitsch, di cui conosco perfettamente le difficoltà tecniche; ne ho apprezzato in particolare la padronanza strutturale, l’unità formale che è riuscito a darne, pur essendo un brano a frammenti accostati, e poi una particolarità che altri interpreti non hanno voluto sottolineare: alcuni "glissati" che generalmente passano inosservati come mero passaggio ‘scivolato’ da una nota all’altra, interpretati invece come cromatismo ‘discreto’ e velocissimo tipo "risata" paganiniana, salvando appunto quel ‘sapore’ sarcastico ed ironico voluto dal brano».
[G.P.]
Il brano di Paolo Bozzi è stato publicato da Pizzicato, Edizioni musicali, Udine 1987.
In questo archivio: Intervento sul libro Fisica ingenua di Paolo Bozzi