Piero Cresto-Dina ha redatto una scheda sul volume "Mondrian e la musica",

L'Indice 1995, n. 8.

Su Piero Cresto-Dina vedi

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- L'apertura di un problema della musica introduce, all'interno di quella "metafisica" apparentemente astorica che informa il progetto pittorico di Mondrian, un elemento di inquietudine e di instabilità. Si può interpretare il neoplasticismo come una sorta di espressionismo rifiutato, l'abbandono degli schemi curvilinei come una sorta di rimozione attuata nei confronti delle forze del mondo della vita, la scelta a favore dell'ortogonalità come dettata dallo sforzo di resistere alla caoticità del reale, alla tragicità e alla precarietà naturale. Da questo punto di vista nessuna connessione sembrerebbe imporsi in modo più spontaneo di quella che si stabilisce nei confronti dell'astrattismo dodecafonico di Schönberg, attraversato da una medesima tensione tra l'elemento espressivo e quello formalistico e scaturito da un'analoga esigenza ricostruttiva, da una richiesta di unità strutturale quale mai era stata avanzata nella tradizione musicale dell'Occidente. Senonché - ed ecco l'imprevisto - Mondrian non pensa affatto a Schönberg. Questi - afferma - "non è riuscito ad esprimere nella musica il nuovo spirito". A tanto sono giunti invece il jazz, le forme più moderne della musica da ballo, gli esperimenti rumoristici del futurismo italiano. A che cosa mirano simili accostamenti? Il ridimensionamento dei tratti melodici e l'accentuazione dell'elemento ritmico e percussivo sembrano riconduci bili a quella negazione di ogni forma chiusa e di ogni residuo "cosale" che ispira la serie delle successive "riduzioni" operate dall'artista. L'ovvia impressione che le osservazioni di Mondrian sulla musica, più che ad aprire nuove prospettive in senso musicologico, contribuiscano a chiarire il quadro concettuale dal quale prende le mosse il suo medesimo itinerario creativo, non impedisce di apprezzare la portata teorica di una riflessione che, sotto lo sguardo di Piana, sembra continuamente portare alla luce frammenti insostituibili della nostra modernità estetica. -  (P. Cresto-Dina)


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