Talia Pecker Berio

nel suo saggio "Sinopie sonore.Appunti musicali sul concetto di linea",  'Il Verri' 33, gennaio 2007, pp. 163-175 (Versione riveduta di un testo presentato al seminario “Ekphrasis. L’acuità della linea” alla Fondazione Europea del Disegno, Meina 15-16 luglio 2006) scrive:

"L’arte di Mondrian è stata spesso paragonata alla musica di Webern: il rigore e l’economia, “la géometrie réduisant au minimum les éléments de l’invention” nonché la comune tendenza, con l’avanzare del tempo, « à montrer tous les deux plus de fantaisie, plus de vie, tout en restant à l’intérieur de frontières volontairement limitées. » Ma il paragone non può tradursi in analogie specifiche. Il “puntillismo” weberniano è “virtualmente abitato da un intenso – anche se silenzioso – intrecciarsi di linee”, che in nessun modo possono essere definite rette o uni-direzionali. Più che indicare dirette analogie, dunque, sarebbe utile porre l’attenzione sulla problematizzazione del rapporto linea-forma nel pensiero musicale e figurativo delle avanguardie novecentesche. Venuti meno i principi consequenziali su cui si basava il sistema tonale, il compositore doveva trovare altri mezzi per la strutturazione del tempo musicale. “Fissare la forma” fu uno dei nodi cruciali della nuova musica: la linearità dodecafonica di Schoenberg è in questo senso un ritorno indietro; la radicale brevità delle composizioni di Webern illustra con eloquenza che rende superfluo ogni discorso verbale l’ambiguità del confine tra suono e silenzio, tra istanza espressiva e svolgimento temporale.

Nel Dialogo sul neoplasticismo (1917) Mondrian afferma che “L’anelito ad esprimere la vastità mi ha portato a ricercare la massima tensione: quella della linea retta.” Giovanni Piana evoca a questo proposito i paesaggi del Trialogo del 1919: “Pianura. Sconfinato orizzonte. In alto la luna”; “stelle che brillano in un cielo sereno sopra una distesa di sabbia”, le dune del deserto. E aggiunge: “Il mobile profilo delle dune – curvilinee certamente, ma anche destinate a cedere alla linea retta - accenna ad […] un orizzonte che contrassegna la realtà stessa del suo limite irraggiungibile.” Piana approda a queste osservazioni, messe in analogia con le idee e con la musica di Edgar Varèse, in seguito ad una lettura originale e ricca di risvolti della graduale metamorfosi dell’albero mondrianiano intesa non come “processo di semplificazione che condurrebbe all’astrattismo” bensì come “esasperazione del rifiuto [dell’espressionismo] che connette dall’interno la decisione per l’astrazione e le ossessioni espressioniste.” Il paragone musicale di questo fenomeno è individuato da Piana nel passaggio di Schoenberg (anche in quanto pittore) da un esasperato espressionismo soggettivo alla neutralità e “alle meraviglie degli ordini seriali che traggono da se stessi la legittimità del loro esserci.” Tali metamorfosi sono capaci di “fornire una viva rappresentazione del nesso tra tragicità e naturalità” che sottende il pensiero filosofico e artistico degli anni precedenti la prima guerra mondiale".

 


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