Margherita Di Carlo

 

Margherita Di Carlo è laureata in Storia della Letteratura Moderna e Contemporanea, ha collaborato a riviste di studi letterari di ambito universitario, ha pubblicato come autrice per Mondadori e Signorelli, ha scritto un libro di viaggi (Luoghi Fuori e Dentro) e due romanzi storici (Tra due fronti, Il cavaliere e l’imperatore).



 

3 marzo 2016
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Sto leggendo la sua "Filosofia della musica”, ed è una magnifica esperienza. Mi pare un libro entro cui sta racchiuso un intero mondo. È interessante la prospettiva e affascinante l’ampiezza dello sguardo. È una lettura estremamente suggestiva.

Sono rimasta positivamente sorpresa dal fatto che sebbene io non conosca l’argomento (ho fatto studi letterari, sono italianista contemporaneista) riesco a seguirlo senza mai perdere l’orientamento, e questo credo sia anche perché sono numerosi i riferimenti alla semiologia, alla fenomenologia, alla storia della filosofia e numerosi i paragoni con il mondo dell’arte visiva, della letteratura, della cosmogonia e dei miti. Poi, mi piace molto il punto base: che una filosofia della musica non può che iniziare dall’esperienza del suono come fosse una sorta di “viaggio alle origini” della vita stessa, come produzione e ascolto di suono.

Mi garba parecchio l’idea che vi siano un suono costruito, un suono gettato e trovato, un’azione del comporre che quasi nasce dalla passione dell’ascolto, come se la ”materia” avesse in qualche modo nel suo interno le proprie forme di movimento. Questo mi ha ricordato perfino (ardita associazione mentale) l’estetica michelangiolesca. E poi, sono allo stesso tempo semplici e acute le distinzioni tra suono e silenzio, silenzio mormorante e silenzio profondo, così come l’osservazione che il suono riesca tendenzialmente a manifestare se stesso in un “mondo obliato” (bellissimo). Ecco, volevo comunicarle queste mie prime "peregrinazioni" su questo terreno a tratti familiare a tratti sconosciuto.
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Margherita Di Carlo

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4 marzo 2016

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Gentile Margherita Di Carlo, non so se riesce a immaginare la gioia che mi ha generato la sua lettera - e, Le dirò, non tanto per le parole lusinghiere che Lei mi riserva, ma soprattutto per il fatto che una persona che non conosco mi scriva proprio ora di un libro che ho scritto ormai tanti anni fa. Che un libro di filosofia resista negli anni e che vi siano lettori a me non noti che traggono da esso degli stimoli alla riflessione, ed anche il piacere stesso della lettura, e me ne diano comunicazione, è per l'autore una cosa bellissima. Vorrei perciò esprimerLe tutta la mia gratitudine."
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Giovanni Piana

 


 

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