Fausto Petrella nel 1978 nel nostro giardino a Olgiate Molgora

 


 

Fausto Petrella è stato professore ordinario di Psichiatria dal 1980 al 2009 ed ha diretto per anni un'Unità operativa di Psichiatria dell'Asl di Pavia e la Scuola di specializzazione in Psichiatria. E' stato Presidente della Società Psicoanalitica Italiana dal 1997 al 2001. E’ autore di numerose pubblicazioni su riviste specialistiche in ambito psichiatrico o psicoanalitico e in opere in volumi collettanei su temi di ricerca specifici.  La sua ricerca psicoanalitica riguarda il lavoro clinico, la teoria e il processo della cura. Una particolare attenzione è dedicata alle caratteristiche dei modelli psicoanalitici e a diversi aspetti del pensiero e della costruzione teorico-clinica nelle Opere di Freud. Dal 1991 ha pubblicato numerosi studi psicoanalitici sulle arti figurative e sulla musica. Nel 2020 ha citato Giovanni Piana nel suo libro "L'ascolto e l'ostacolo: Psicoanalisi e musica".

 


 

"Ninna Nanna per Emma"


12 ottobre 2005
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Ho sentito subito - l'ora era propizia - la tua ninna nanna. Un frammento delizioso, con questa melopea di una specie di vox humana, molto suggestiva di una quiete ondulante e calda, materna e dolce. Sembra incredibile che sia prodotta per via elettronica. Ora vado a dormire, accompagnato dal tuo sound.
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"Il fiore che restando passa"

 


17 gennaio 2013
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Alcune considerazioni di getto, per assolvere alla tua richiesta di un commento alla tua composizione corale. Tu e il tuo canto chiedete di essere ascoltati. Si richiede di sicuro ascolto e comprensione-partecipazione.  Ho l’impressione che il commento, che è la prova dell’avvenuto ascolto, sia fuori luogo, benché richiesto dall’autore. Ma proprio perchè l’autore è persona iperconsapevole, chiede un  commento perché sa  che almeno una parte della nostra auto comprensione di ciò che facciamo ci viene dalla risposta degli altri, da come gli altri ci hanno ascoltato e inteso. E ciò vale particolarmente per i processi creativi non ordinari.

Ciò premesso ecco schematizzata qualche reazione senza pretese. Il coro prolunga sul piano musicale e lirico il lavoro compiuto in “Stralci di vita” su un altro terreno, quello del rendere pubblica, per quanto possibile, la cronaca e la storia di un amore, di una reciprocità, di rispondere alle domande degli amici su come sono andate le cose per te e Marina. Far rivivere Marina e il tuo legame con lei per te e per gli altri è già un fatto di per sè  plurimo e corale.

Il coro della composizione esprime il sé del compositore e rimanda a una collettività partecipe di esecutori e ascoltatori. Mi sembra evidente una componente “cerimoniale” dell’opera. Cerimonia laica in cui chiedi la partecipazione altrui in una forma personale e artistica. Niente assolve questa funzione importante nella vita sociale odierna e tu te la sei dovuta creare e sei stato capace di farlo. Il tuo coro a cappella non tollererebbe strumenti estranei alla voce, che sarebbero abusivamente estranei e coloristici rispetto al carattere intimo della vocalità mobilitata. L’effetto  complessivo del brano è quella di un’ estasi statica, se così si può dire, con minimo effetto processuale e processionale. Il movimento è affidato a una gestualità lenta e trattenuta, che procede per evoluzioni e giustapposizioni di sezioni timbriche differenziate, affidate soprattutto a voci tenorili e voci sopranili.

La voce costituisce, prende e lascia il suo oggetto sonoro, in un moto di evocazione, invocazione, enunciazione, che risulta “toccante” anche per l’ascoltatore. Di ciò parla, nelle forme simboliche e poetiche dei fiori, anche il testo musicato. Il ricordo è doloroso, la dimenticanza è impossibile, e tuttavia è in corso un intenso lavoro di elaborazione razionale e affettiva del lutto, della mancanza e della nuova situazione in cui la vita ti ha messo.  Tutti hanno o possono avere prima o poi il compito di affrontare una situazione del genere. Tu lo fai con la tua genialità riflessiva e artistica, mobilitando le tue grandi risorse interiori e  anche pratiche, con questa composizione in cui il dolore assume una dimensione sublime. Perdona questo mio commento un po’ intrusivo, molto affettivo e che ti prego di archiviare dentro di te come segno della mia amicizia.
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Fausto Petrella

 



"Serenata alla fanciulla dai capelli di lino"

 


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Ho ascoltato con attenzione la tua Serenata alla fanciulla dai capelli di lino. Intanto mi ha stupito il titolo debussiano e la condensazione con il numero successivo dei Preludi, cioè una Serenata, che qui inizia anzichè interrompersi... Già qui uno come me osserva la cosa, ma si astiene dall'attivare interpretazioni. Non sono uno psicoanalista incontinente. Il pezzo è bello, pacato e tenero, con rarefazioni e delicati impasti timbrici, ma anche notevoli intensificazioni espressive che si attivano sapientemente qui e là. E' espressione di una tranquillità matura, protesa comunque verso il mondo e la vita, e questo mi fa un gran piacere. Non ho resistito a fare questo commento, che non so se condividi e quanto.
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Fausto Petrella

 

26 marzo 2015
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Per quanto riguarda l'addensamento delle serenate, intanto vi è una spiegazione molto semplice. Non mi ha nemmeno sfiorato il sospetto che il pezzo successivo fosse proporio la Serenade interrompue. Semplicemente nel considerare la partitura di Debussy non avevo voltato pagina. Me ne sono accorto solo di recente e un po' mi è dispiaciuto perché si è indubbiamente aggiunto un nesso significativo in più, da me non ricercato. Poiché alludi ad una possibile interpretazione di questo eccesso di serenate, e ti sei inibito un commento che sicuramente ti è passato per la testa, in realtà, conoscendo la tua finezza analitica  mi sarebbe piaciuto sentire questo tuo commento. La mia Serenata comunque non è un brano dei Preludes e non intende fare il verso alla Serenata interrotta, quasi io la volessi completare. E' proprio una Serenata alla fanciulla dei capelli di lino - anche se musicalmente non sembra nemmeno una serenata e non vi sono citazioni dirette del brano.
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Giovanni Piana

11 luglio 2015
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La faccenda della serenata ripresa dopo essere stata interrotta dal destino, e quindi dedicata alla fanciulla dai capelli di lino,  genera in me una considerazione extramusicale su tuoi processi personali di ripresa vitale dopo il lutto. La serenata interrotta riprende, la vita continua... Rispetto a questa mia intuizione l'argomento che il tutto è estraneo alle tue intenzioni e del fatto che non avevi considerato la serenata interrotta che viene dopo ecc... è dal mio punto di vista irrilevante. E' un esempio piuttosto bello di come funziona un processo inconscio e di come l'identificazione con te di un altro (cioè la mia) possa farlo emergere e comprenderlo in una certa direzione.
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Fausto Petrella


"Migranti"

 


19 maggio 2016
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"Ho letto i commenti di Sergio Lanza e di Mauro De Martini e condivido pienamente quanto dicono. I tuoi intensissimi dieci minuti mi hanno impressionato ed emozionato. Grande tensione, nessun momento di evasione rispetto alle tensioni e alla drammaturgia evocata dalla orchestra d'archi e poi dall'irruzione tagliente della tromba. Giusto evocare qualche momento bartokiano, ma soprattutto mi hai fatto tornare in mente l'Elegia sinfonica per archi di Krenek: un brano molto bello, di lunghezza simile, scritto da un grande emigrato alla fine della seconda guerra mondiale. Anch'io ti considero un po' un grande emigrato... Solo se si è superato almeno un po' il trauma, diciamo così, migratorio, si può dar voce così limpida e ben organizzata al dolore e ai relativi turbamenti d'animo. L'instabilità  tonale può essere detta e rappresentata, come gli scontri fra blocchi emotivi contrastanti, il tutto mitigato da qualche momento di dilatazione e rilassamento lirico, molto bello. Il contrasto del gruppo degli archi con le sciabolate della tromba è molto eloquente circa il fatto che sono in gioco forze estreme. Il pezzo è praticamente e volutamente interrotto senza risoluzioni pacificatorie e clausole d'addio. Il problema della migrazione è insoluto, ma ha trovato la sua simbolizzazione emotiva, e questa è già una gran cosa".
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Fausto Petrella

 


"Sonatina in tre tempi per pianoforte"

 


30 luglio 2016

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"Essendo la tua prima composizione per pianoforte solo, mi ha sorpreso la facilità  dell'eloquio, la scorrevolezza pur nella voluta frammentarietà. Si tratta di una danza solitaria dove solo raramente compare un contrasto di voci. Un gioco solistico elegante e capriccioso, molto pianistico. Nel terzo movimento mi è parso di cogliere due brevi accenni a Bach. Mia illusione o tua allusione più o meno consapevole".
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Fausto Petrella