Rosalba Quindici

 

 


Compositrice e pianista, Rosalba Quindici ha conseguito i diplomi in pianoforte e composizione presso il Conservatorio "Domenico Cimarosa" di Avellino ed un master in Teoria e composizionecon Xavier Dayer presso l'Università delle Arti di Berna. A questa esperienza musicale si aggiunge la laurea in filosofia conseguita presso l’Università degli studi di Napoli Federico II ed il dottorato di ricerca, con la supervisione di Giovanni Piana, con una tesi su Husserl e la fenomenologia dell’ascolto musicale. Borsista presso l'Istituto Croce di Napoli e la Scuola estiva di musica di Maratea, tra il 2011-2014 ha seguito corsi di perfezionamento con Alessandro Solbiati, Azio Corghi, Stefano Gervasoni e Salvatore Sciarrino. Ha ricevuto commissioni da prestigiose istituzioni e suoi brani da anni sono regolarmente eseguiti in vari festival e rassegne nazionali e internazionali, tra i quali: Festival für neues Musiktheater di Monaco di Baviera, Festival 5 Giornate di Milano, Firenze suona Contemporanea, Associazione Alessandro Scarlatti di Napoli, Musikfestival di Berna. In particolare, per l’edizione 2016 della Biennale di Monaco, Rosalba Quindici ha composto un ciclo di brani per una parte delle musiche per l’installazione di teatro musicale The Navidson Records. Nel 2017, dal Museo e Real Bosco di Capodimonte le sono state commissionate due azioni mimico-musicali: Oltre Parade, ispirata al Sipario che Picasso realizzò per Parade e Lampi di Materia, frutto di un lavoro di ricerca sul concetto di materia a partire dal Grande Cretto Nero di Alberto Burri. Nello stesso anno la casa discografica Stradivarius ha pubblicato un CD, dal titolo Intersezioni, contenente alcuni dei lavori da lei composti tra il 2014 e il 2016.


Quintetto per pianoforte, due violini e due violoncelli


5 maggio 2012

 

[...]
Il brano è un bel miscuglio di arditezza e capacità comunicativa, cosa che credo tu sia riuscito ad ottenere attraverso due diverse strategie:
 

a) la differenziazione del brano in sezioni coerentemente sviluppate;
 

b) la presenza di forti richiami retroattivi (ritmici e intervallari) tra gli strumenti.

Ti parlo ovviamente senza aver potuto visionare la partitura e quindi alla luce del solo elemento percettivo. In linea di massima, se ho inteso bene, tre sono le macrosezioni del brano: - la prima, che mi fa venire in mente una sorta di fugato, il cui soggetto (fammi passare il termine che forse è inesatto perché, magari, non era una fuga la forma che avevi in mente!), caratterizzato da suoni di una certa durata, si ripresenta ciclicamente, intervallato da vari episodi in cui si alternano accelerazioni a momenti di maggiore calma. Interessante anche quello che a me è sembrato un controsoggetto, ritmicamente diverso dal soggetto e introdotto dagli archi al secondo sec. Questa sezione mi sembra ben articolata sul piano dell’equilibrio tra gli strumenti, anche in termini di contrappunto (accattivante il ruolo anfibio del pianoforte, usato ora come strumento melodico, ora come strumento accordale). Significativa poi l’accelerazione che il brano assume intorno al primo minuto e 20. Qui la figurazione ritmica si viene a complicare per poi lasciare spazio, al quarto minuto e 20, ad una pausa che apre a quella che mi sembra una sezione nuova (4 e 41 sec.) con un gesto degli archi poi ripreso dal pianoforte al minuto 4 e 58 sec. Questa parte mi sembra chiudere con una sorta di coda. - la seconda, che credo inizi al quinto minuto e 51 sec., molto placido all’inizio, con armonie che – fammi passare il paragone che forse ti infastidirà! – mi ricordano alcune “movenze” di Messiaen. In questa sezione, sui suoni lunghi, si innescano dei gesti sonori che riportano ad alcuni elementi del soggetto ascoltato all’inizio del brano e questo mi piace perché mi ricorda una maniera di sviluppare il materiale che trova le sue radici nella tradizione classica occidentale. - la terza, che è una sorta di scherzo e che è un po’ una sintesi delle sezioni precedenti, cui segue una coda. In generale un’altra cosa che ho trovato interessante è il fatto che il brano respiri, perché credo tu abbia saputo ben dosare sezioni concitate a parti più tranquille.
 

PS: a volte il pianoforte mi sembra preparato, è una questione di audio o lo è veramente?
[...]
R. Q.


 

 

26 giugno 2012
[...]
Le tue osservazioni sul quintetto sono molto pertinenti, interessanti e dimostrano un ascolto attentissimo - tanto più notevole nella mia deplorevole malavoglia nel mettere un pezzo come questo (che si presterebbe) in partitura tradizionale. Ma i tempi stringono, io mi convinco sempre più che la mia scrittura è destinata ad un'esecuzione computeristica, e mi sento più libero, anche compositivamente, se non mi pongo il problema di una scrittura sul rigo
perché una partitura ovviamente c'è sempre, si può leggere sempre attraverso il sequencer ed haanche una particolare trasparenza). Intanto hai notato giustamente che"classicheggio" - non tanto in riferimento ad una tonalità che continua a non esserci - quanto nella costruzione del brano, nei rimandi all'indietro, nella ripetizione e variazione di motivi ecc. Ed anche naturalmente nella macro struttura: basti dire che nelle mie intenzioniquesto pezzo avrebbe dovuto essere di quattro tempi, ed invece è rimasto di tre... Inrealtà sono tuttora tentato di approfittare dell'accenno motivico che apre il terzo tempo che tu chiami giustamente "scherzo" come un accenno da sviluppare in uno scherzo effettivo, magari molto breve, facendolo seguire da un finale che ritorna su aspetti in realtà non troppo scherzosi, almeno per me. Bella anche la tua osservazione sull'uso "anfibio" del pianoforte - è qualcosa che èvenuta da sé. In realtà talvolta io compongo, te lo confesso, piuttosto ingenuamente, lascio venire per dir così dire il pezzo come lui vuole. L'unica decisione è stata quella di accettare liberamente consonanze e dissonanze - e in particolare il riferimento all'accordo di settima con cui del resto il pezzo si conclude. Di fatto io non cerco di darmi uno stile, ma di fare degli esperimenti - mi piacerebbe fare le cose più svariate, se ne fossi capace, dal più esasperato pezzo rumoristico ad una danza ungherese o simil-ungherese; poi mi piacerebbe usare strumenti etnici insieme all'orchestra classica, sperimentare sulle varie possibili intonazioni ecc.
 

Non so perché pensi che io possa essere infastidito da un riferimento a Messiaen! Tutt'altro! E' un autore straordinario che io apprezzo moltissimo. Aggiungo che il pianoforte non è mai preparato, e gli effetti che tu odi derivano, dai pizzicati dei due violoncelli associati ai suoni pianistici. La scelta di questo organico è dovuto proprio a questi effetti esplicitamente ricercati. Mi sembra di poter aggiungere che la scrittura è relativamente poco contrappuntistica.
G.P.

 


 

Migranti

 



27 Dicembre 2015
[...]
ho ascoltato il tuo lavoro e mi è piaciuto. Non so quanto mi abbia suggestionato il titolo, ma sicuramente mi è arrivata la tensione relativa al tema trattato. Sul piano timbrico ho trovato davvero felice la scelta della tromba. Penso,inoltre, che sia un brano che si fa ascoltare con interesse perché costruisce l'ascolto offrendo diversi elementi utili al gioco della memoria (al gioco dei materiali intendo).Un solo limite, se mi posso permettere – e so che su questo non sarai d'accordo, se ben ricordo il tuo discorso sulla libertà di ascoltare la propria musica senza dover ricorrere all'esecuzione dal vivo: la qualità dei suoni non mi fa impazzire. Ma su questo punto sono io che negli anni ho sviluppato un  rispetto quasi sacrale per il suono acustico...
[...]
R.Q.

 


 

 

28 dicembre 2015
 

anzitutto vorrei farti i miei complimenti per i tuoi due pezzi che ho potuto ascoltare. Essi sono pregevoli intanto perché non è facile trattare efficacemente con le percussioni, come tu fai, senza cadere in ovvietà. E poi naturalmente perché si ascoltano volentieri. Certo, io sto seguendo un'altra strada, o meglio più strade,perché sono interessato soprattutto ad una sperimentazione a tutto campo.
 

Per quanto riguarda i suoni che tu chiami (come è consuetudine ormai fare) "acustici", quasi che gli "altri" non fossero ascoltati con le orecchie, ma con il naso, ognuno ha le proprie preferenze, e tutte sono legittime. Certo i "rispetti quasi sacrali", se mi permetti di dirlo, sono l'anticamera del pregiudizio, e i pregiudizi è meglio non coltivarli anche perché potrebbero nuocere alla creatività musicale.
[...]
G.P.

[I due pezzi di cui qui si fa cenno sono IN NOMINE for ensemble e IN CORPI VAGANTI for ensemble. Quest’ultimo è contenuto nel CD

http://www.stradivarius.it/scheda.php?ID=801157037030300.

Entrambi sono ascoltabili al link http://www.rosalbaquindici.com/audio.html]



 


 

Sonatina

24 ottobre 2016

[...]
La sonatina è un brano che si fa ascoltare con piacere e, nonostante la divisione in tre parti, mantiene una certa coerenza formale. Sul piano della scrittura pianistica – ti dico onestamente – nella prima parte alla sinistra ci sono alcuni passaggi un po' anti pianistici, non facilissimi da eseguire. Da pianista non potevo non dirtelo!
[...]

 


Fanciulli nel bosco
[...]
Quanto a "Fanciulli nel bosco" mi piace l'idea dei suoni di sintesi e la freschezza delle voci infantili, ma non mi risulta chiarissima la relazione tra i vari elementi. La percezione è di una sovrapposizione tra gesti: ad esempio, l'ingresso dei suoni di sintesi non ha alcun effetto su quello che intanto sta avvenendo. Magari è una scelta, nel senso che tu volevi una sovrapposizione di livelli diversi. Mi chiedo se non sarebbe stato più interessante usare i suoni di sintesi come una sorta di "meccanismo" che cambiava quello che intanto stava avvenendo, come io sento accadere un pochino nell'ultimissima parte, che mi convince di più.
[...]
R. Q.

 


Ritorna all'indice dei "Commenti alle composizioni"