Presentazione
Il motivo poetico si ispira ad una ballata di Goethe in cui un prigioniero cerca con lo sguardo un fiore dalla grata della torre in cui è rinchiuso. I fiori gli si fanno allora intorno e propongono le loro virtù ma il prigioniero li rifiuta in nome delll'amata lontana che a sua volta lungo boschi e valli cerca il fiore del ricordo. Tuttavia in questo mio brano resta ben poco di quella ballata sia sotto il profilo letterario, dal momento che il testo, molto ardimentosamente, è tutto di mio pugno, sia sotto quello del significato. Esso abbrevia il racconto e semplifica il dialogo; ma soprattutto accentua il lato drammatico del ricordo in se stesso. Nel nucleo del ricordo, vi è l'oblio - ed è appunto l'oblio che evoca, in negativo, il fiore del ricordo: "Non ti scordar di me...". Del resto, non ci attende forse l'oblio più profondo? Finché vivo non mi scorderò di te. Forse... Ma poi chi si ricorderà di te, chi si ricorderà di noi? Fino a che punto può restare viva la memoria che il fiore azzurrino simbolizza? Questo è il pensiero che in Goethe non c'è. Goethe dice invece: "E quando mi si spezza il cuore, basta che io esclami: non ti scordar di me! che rinasco alla vita". Nella mia riformulazione, quel fiore, come il tempo, "restando passa", come si dice all'inizio come se si formulasse un enigma: in realtà il suo nome risuona per la prima volta con l'ultimo intervento del coro femminile, e risuona mentre si allontana in lontananze sempre più lontane e questo spegnersi musicale proprio sul "non ti scordar di me" vorrebbe alludere alla discesa verso il nulla dell'oblio, a cui risponde, impennandosi drammaticamente, il coro maschile: "mi si spezza il cuore, se canto anch'io con te...". Il "con te" riguarda evidentemente il "bel fiore cilestrino", che fa tutt'uno con questo canto - ma coinvolge tutti: mentre ci appelliamo al ricordo, mentre chiediamo di essere ricordati, tutti sappiamo che il ricordo passa, sappiamo che non esiste di noi e per noi nemmeno questo residuo del tempo: il canto della speranza è diventato quel canto della disperazione che "ci spezza il cuore". [GP. dic. 2012]
Commenti
Il fiore che restando passa (43.36 MB) (questo file ha formato musicale .ogg e si legge con tutti i players)
L'immagine è tratta da www.parcorossi.it/fiori
W. Goethe
Il fiorellino meraviglioso
Canzone del conte prigioniero
Trad. it. di Roberto Fertonani (W. Goethe, Ballate, Garzanti 1995)
Il Conte
Conosco un meraviglioso fiorellino
e ne ho un grande desiderio;vorrei andare a cercarlo , se io
non fossi prigioniero.
Il mio dolore non è piccolo;
quando io vivevo libero,
avevo vicino a me quel fiore.
Da questo castello tutt'intorno
scosceso i miei occhi vagano,
e dall'alto della torre non posso
scorgerlo con il mio sguardo;
e chi lo porti alla mia vista,
cavaliere o servo che sia,
il mio fido dovrebbe restare.
La rosa
Sono tuttava in fiore e ascolto quello
che dici, qui sotto le tue sbarre.
Povero nobile cavaliere, certo
di me, la rosa, che intendi parlare!
Eletta è la tua anima,
laregina dei fiori domina
certo anche il tuo cuore.
Il conte
La tua porpora ogni onore merita
dentro il verde involucro;
per questo la ragazza ti desidera,
come i gioielli e l'oro.
Il tuo serto eslta il volto più bello:
ma tu, fiorellino, non sei quello
che io venero in segreto.
Il giglio
Ha uno stile altero e a cose
eccelse aspira la rosa;
ma loderà la bella del cuore
ance il giglio che l'adorna.
A chi batte il cuore in un petto fedele
e pura ha la mente come la mia
questi ha dime la stima più alta.
Il conte
Io mi ritengo casto e puro,
e puro da colpe malvage;
ma qui sono tenuto rigionero
e tutto solo mi devo tormentare.
Tu nella tua bellezza mi evochi
la casta soavità delle vergini:
ma io penso ad un fiore più caro.
Il garofano
Io, il garofano, penso di essere questo
fiore, qui nel giardino del carceriere,
se no, perché il vecchio mi presta
le sue ure con tanto amore?
I petali urgono nella bella corona,
un profumo per sempre si sprigiona,
e tutti i mille colori.
Il conte
Non va disprezzato il garofano,
è la gioia del giardiniere:
ora alla luce deve stare esposto,
ora lui dal sole lo protegge;
ma quello che il cnte rende lieto
non è uno sfarzo ricercato,
ma è un fiorellino silenzioso.
La violetta
Me ne sto reclinata e nascosta
e non parlo volentieri, ma voglio,
dato che ora è la mia volta,
rompere ilmio silenzio profondo.
Se sono io, come mi dispiace,
uomo stimato, di non recare
su fino a te tutti i profumi.
Il conte
La buona violetta io la stimo molto:
è tanto modesta e tanto
odorosa; ma io ho bisogno
di più nel mio acerbo affanno.
A voi soltanto voglio confidarmi:
su questi picchi rocciosi e aridi
non troverò la mia bella.
Ma la donna più fedele della terra
incede presso il ruscello, in basso,
sospira e gene sommessa
fino al giorno del mio riscatto.
Quando cogliere un fiore celeste
e ripete: non ti cordar di me!
lo sento anche di lontano.
Certo, si sente la forza di lontano,
se due si amano davvero;
nella notte del carcere sono rimasto
ancora vivo per questo.
E quando mi si spezza il cuore,
basta che io esclami: non ti scordar di me!
che ritorno nuovamente alla vita.
Giovanni Piana
Testo per il brano "Il fiore che restando passa", per coro a cappella (2012).
Da uno spunto tratto dalla ballata di Goethe "Il fiorellino meraviglioso. Canzone del conte prigionero"
Ansiosamente,
io cerco il fiore
che restando passa
Per te, ecco una rosa:
se cerchi lo splendore
ascolta come canta il suo colore.
La rosa divinamente splende
tra i capelli bruni,
ma la rosa non è il fiore che cerco.
Così canta il giglio:
se vuoi lenire la tua pena,
devi amare il mio biancore.
Candido sei come la neve,
io lodo questo tuo chiarore.
Ma del fiore che cerco,
non è questo il suo colore
China e nascosta,
la viola
teneramente
a te si offre.
Fiori amorosi,
di tutti i colori adorni,
di voi mi circondo,
a voi m'inchino,
ma il fiore che io cerco,
la donna mia
lo invoca
con il suo lontano canto:
non ti scordar di me;
mi si spezza il cuore
se canto anch'io con te:
bel fiore cilestrino
mi si spezza il cuore
se canto anch'io con te:
non ti scordar di me!